Da gatto di campagna a gatto di città
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- Scritto da Elisa Benetti
Sono nata e cresciuta fino ai 27 anni in campagna, con una costante: esser circondata da gatti. Cani, polli, conigli...ma soprattutto gatti. La casa di mia madre, infatti, è appena fuori Ferrara: un ex convento di frati del 1400 circondato da 1 ettaro e mezzo di orto e giardino e terreni a colture estensive. La passione per gli animali è di famiglia e l'animo libero e indipendente del gatto è stato quello che ha sempre affascinato di più entrambe. Quel suo cercarti quando vuole mangiare, fare lo sguardo sexy e coccolone quando esige le coccole...e per il resto snobbarti...un gatto non è un animale di proprietà, è una creatura vivente 'alla pari', che si deve sedurre, si deve conoscere, per stabilire un legame di reciproco rispetto.
L'avere a disposizione grandi spazi aperti ha fatto sì che per lunghi periodi annoiati vacanzieri abbandonassero in estate i loro scomodi gatti nel nostro giardino, e nel vagare per la città il sentir miagolii dai bidoni della spazzatura ci faceva sempre pensare 'dove mangiano in N posson mangiare in N+2 o N+3'....e così siamo arrivati a picchi di 30 gatti contemporaneamente. Tutti loro hanno sempre vissuto in estrema libertà: se volevano la porta di casa era aperta, altrimenti il mondo esterno era lì a portata di zampa e spesso era il cielo ad essere il loro tetto. Pur vivendo in campagna al giorno d'oggi i pericoli per loro sono sempre troppi...le strade sono comunque vicine per le loro mire espansionistiche, e i cani dei cacciatori non si fanno scrupoli se vedono qualcosa fuggire tra i campi. Così abbiamo svezzato cuccioli senza madre, curato casi gravi vedendoceli morire tra le braccia, trovato alcuni sulla strada, durante un ritorno a casa...ogni perdita uno strazio indescrivibile, ogni arrivo un'immensa gioia.
La vita poi mi ha portata a trovare lavoro a Bologna e, dopo un anno e mezzo di pendolarismo, ho deciso di trasferirmi. A 800 metri dal lavoro: quando faccio una cosa la faccio per bene! Il primo trauma è stato per me: passare a un bilocale di 50mq in condominio, in città, senza giardino...come avrei fatto? Eppure la mia capacità di adattamento è stata buona e mi sono abituata in fretta alla nuova dimensione di vita...coltivando di tutto nel balconcino di 5mq, pomodori e peperoni compresi: inevitabile!
Poi arrivò il momento critico, quello in cui ti rendi conto che l'assenza di un gatto nella tua vita è incolmabile, ma dall'altra parte ti chiedi con che cuore potresti prendere uno spirito libero e rilegarlo in quella gabbia così piccola. La scelta è stata difficile, soppesata a lungo, trovandomi di fronte a un mondo felino spaccato a metà: i gatti liberi con vita media di pochi anni, i gatti 'in gabbia' che se ne vanno dopo 15, 20 anni di vita dignitosa e viziata.
Tutt'ora non sono convinta se una sia meglio o peggio dell'altra, ma alla fine io ed il mio ragazzo decidemmo di cercare un cucciolotto, ovviamente abbandonato, da adottare, al quale avremmo dato di tutto e di più per rendergli quella 'piccola gabbia' un regno felice, finchè non ci potremo permettere una casetta piu grande con giardino.
La ricerca non è stata facile, per mia somma gioia a Bologna non faceva in tempo ad esserci una cucciolata che tutti erano stati già adottati. Bello da un lato, ma le continue delusioni dell'ultimo momento ci avevano un pò afflitti, finchè un giorno il mio collega Daniele arrivò in ufficio dicendomi: 'c'è una gattina ad Arezzo che cerca casa...' Era la nostra. Tant'è che due weekend dopo saremmo andati a Roma e passare a prenderla al ritorno era comodo: il destino! Aspettammo tutto il weekend le foto della micetta e quando arrivarono fu amore totale.
Al ritorno, all'uscita Incisa-Reggello, abbiamo conosciuto questa piccolissima meraviglia che una ragazza di nome Margherita aveva trovato abbandonata con mamma e fratellini, ed aveva salvato tutti loro.
La gattina dallo sguardo indifeso ha mostrato subito il suo carattere forte, aggrappandosi con le unghie alle mie mani dalle grate del trasportino nel viaggio di ritorno...Ma questo non è che l'inizio della storia di Altea, che rimanderò ai prossimi racconti!